Ho letto con molto interesse “il punto” di Carlo
Manzoni sull’edizione di dicembre de “Il Malcantone” in merito alle
aggregazioni comunali e in particolare a quanto prevede il Piano cantonale
delle aggregazioni (PCA) per la nostra regione.
La lettura mi ha stimolato alcune riflessioni. Il
PCA, in particolare le misure di attuazione e gli incentivi finanziari previsti
(sostegno agli investimenti e alle riorganizzazioni delle amministrazioni
comunali), vanno visti come un’opportunità per offrire ai cittadini un servizio
pubblico di qualità che i piccoli comuni non potranno più offrire, alla luce anche
degli oneri crescenti che il Cantone riversa su di loro. Facile immaginare che
il progetto “Ticino 2020” porterà nuovi compiti per i comuni, il che se da un
lato è positivo perché adempie al principio della sussidiarietà garantito dalla
Costituzione federale, dall’altro metterà i comuni davanti a nuove sfide che
difficilmente potranno affrontare da soli. Non saranno di certo le
collaborazioni intercomunali, che spesso diminuiscono il potere democratico
degli organi comunali, a permettere di affrontare queste sfide.
Condivido che un’aggregazione non per forza porta
a dei risparmi, ma ritengo che unendo le forze con lo stesso budget si possa
offrire un servizio migliore. Pensiamo ad esempio a quanti comuni hanno ancora
un segretario comunale a tempo parziale, un solo tecnico magari anche lui a
tempo parziale, eccetera. Un’amministrazione più strutturata, che riunisca lo
stesso numero di funzionari e ne valorizzi le competenze e le aspirazioni,
formando degli specialisti invece che dei generalisti, è certamente un passo
avanti verso quella qualità che ci si attende dall’ente pubblico.
Auspico poi che da parte degli amministratori
comunali non ci si limiti a chiedersi “come proseguirà la mia carriera
politica? E che ne sarà dell’attuale maggioranza?” come suggerito nell’articolo
di Manzoni. Non voglio pensare che chi si mette a disposizione della cosa
pubblica si limiti unicamente a preoccuparsi di come salvare la classica
cadrega. Spero invece che i politici locali siano guidati dalle riflessioni su
come offrire anche in futuro servizi di buon livello nel proprio comune. Comune
che un domani potrebbe essere un quartiere di un nuovo ente locale, più grande
e con un peso politico maggiore nei confronti del Cantone e della città di
Lugano, non per forza più distante dai cittadini: da qualche tempo la legge dà
infatti maggiore importanza alle commissioni di quartiere, che non sono più
solo consultive, ma anche propositive e che possono essere dotate di un budget
finanziario.
Mi auguro che il Malcantone sappia cogliere la
sfida del PCA e che sull’onda del bell’esempio dello studio aggregativo avviato
dai comuni di Ponte Tresa, Monteggio, Sessa e Croglio, anche altrove germogli
il seme di nuovi enti locali aggregati.
Luca Paltenghi
Pubblicato su Il Malcantone di gennaio-febbraio 2018